Il sapere della terza età

Modifica – La nostra società contemporanea stigmatizza l’anziano come qualcuno di ormai difettoso, incompatibile coi piaceri della vita. Durante la terza età è comune sentrsi presi poco in considerazione, scartati. La terza età è una fase temuta, come fosse una malattia, e non solo perchè è spesso accompagnata da uno stato di salute compromesso. Già prima che arrivino gli acciacchi il fatto stesso di avere “una certa età” rappresenta di per sé un limite, una macchia. “Difendersi dalla vecchiaia” è un comportamento promosso dalla nostra società con l’offerta di strumenti e trucchi per tenersene al riparo, illusoriamente, contro il procedere del tempo. Eppure essere anziani non deve essere uno stigma. La vita e le esperienze vissute sono la prima cellula del sapere che passa nella narrazione, che struttura la storia delle generazioni future. I ricordi dei nonni tramandati ai nipoti, o ai più giovani in generale, divengono i ricordi del passato mitico di quei nipoti, di quei giovani, e ne fortificano le radici donando implicitamente insegnamenti di vita fondamentali. L’importanza della memoria.

Viviamo in un’epoca che propone l’eterna giovinezza come soluzione alla morte presentificata dai cambiamenti del corpo; sfuggire al contatto con le persone anziane e con i loro racconti di un tempo lontano si crede possa proteggere dal passare del tempo: vivere nel presente senza memoria e senza passato è la soluzione proposta dal nostro tempo. Ma il ciclo della vita fa il suo corso comunque. Vivere la terza età dovrebbe essere un’esperienza fatta di condivisione e di comunità proprio per trovare attraverso gli altri e rispecchiati negli altri, il senso per ciò che si è vissuto. Perdere il contatto con la comunità è il primo passo per sentirsi impoveriti di senso, per perdere il senso. Così il sapere dell’anziano sembra dissolversi nell’oblio, ciò che ha imparato, le lezioni apprese dalla vita risultano inutili se non possono essere spiegate. Ancora una volta si vede come la propria parola sussiste col suo valore solo nella misura in cui c’è qualcuno che l’ascolta e che risponde.